Disegni che raccontano ed esprimono

 

Ciao, in questo post voglio raccontarti una mia esperienza di come una bambina mi ha raccontato qualcosa del suo mondo interiore, ha espresso sé stessa e il suo vissuto attraverso un disegno.

(P.S. Per sapere il valore dell’arte per i bambini e le persone in generale, se non l’hai ancora fatto, ti consiglio di leggere i post precedenti, in modo tale da comprendere meglio questo post e, magari, i successivi.)

 

Un paio d’anni fa ho fatto l’animatrice ai centri estivi. Noi animatori eravamo soliti lasciare del tempo libero ai fanciulli dopo pranzo, in modo tale che potessero riposarsi, giocare, disegnare o fare quel che più aggradava loro.  Durante uno di questi momenti una bambina mi si è avvicinata e, mostrandomi il suo disegno, mi ha chiesto se mi piacesse. Di primo impatto, appena l’ho visto ho risposto subito di si, che era bellissimo ed era stata brava, aveva disegnato diversi cuori colorati, ma, mentre glielo dicevo, mi sono accorta che, oltre ai disegni, c’erano delle scritte. Le ho lette e mi si è subito gelato il sangue nelle vene. Mi sono come paralizzata, non sapevo più cosa fare o cosa dire. Accanto ad alcuni cuori c’era scritto “mamma viva”, “fratello vivo”, accanto ad altri c’era scritto “mamma morta”, “sorella morta”. Dopo, credo, un paio di minuti, mi sono avvalsa della mia razionalità e ho cercato di capire cosa fare. Non so se ho fatto la cosa giusta o meno, all’epoca, tra l’altro, non frequentavo ancora l’università, quindi non avevo alcuna competenza in materia. Comunque, con molta delicatezza e dolcezza ho chiesto alla bimba come mai avesse fatto quel disegno. La risposta fu vaga e confusa, mi disse che non lo sapeva, poi mi disse che l’aveva fatto a caso, poi mi disse che non rappresentava nulla, non significava nulla, poi mi disse che aveva fatto le scritte perché glielo aveva detto una sua amica. Io, per quanto ignorante in materia, non ho creduto a nessuna di queste risposte perché non pensavo, e tutt’ora lo penso, che un bambino disegni o scriva cose del genere a caso o “perché aveva voglia”. Ho provato allora a chiederle perché su un cuore avesse scritto che la mamma era viva e su un altro che era morta, le risposte erano sempre vaghe, le ho chiesto se la sua mamma fosse viva e mi ha detto di sì. Poi, probabilmente ero stata troppo invadente e fastidiosa, la bimba si è stancata, ha preso il disegno e si è allontanata.

La mia teoria è che lei fosse stata adottata e che sua mamma biologica con la sorella fossero morte, o magari così le avevano fatto credere, o magari lo pensava lei perché non le avrebbe più viste, mentre i genitori e i fratelli adottivi fossero vivi. Ho pensato a questa teoria perché quel giorno, e anche i seguenti, ho guardato chi la portava e la veniva a prendere, a volte il nonno, altre il padre e tutti i parenti avevano tratti somatici molto diversi dai suoi, loro erano italiani, mentre lei aveva tratti somatici tipici dell’Africa o dell’America latina (non saprei di preciso quale delle due), ma poco importa. La cosa importante e che mi ha colpita molto è stata vedere come lei ha espresso questa cosa, probabilmente o sicuramente non facile per lei.

Con il senno di poi e con i miei studi legati alla pedagogia interculturale, all’identità delle persone etc., mi è tornato in mente quest’episodio e mi sono posta davvero tante domande. Come viveva la situazione la bimba? Serenamente, accettando la situazione così com’era o provando dolore e confusione? Che impatto ha avuto questa situazione sulla sua identità? L’ha modificata tanto o poco? E come? La bimba vede sua madre adottiva sullo stesso piano della biologica?

Ovviamente nessuna di queste domande ha trovato risposta e mai la troverà. Non so nemmeno se le domande che mi sono posta siano giuste e/o etiche. L’unica cosa che so con certezza è che questa cosa mi ha colpita tanto e non la scorderò molto facilmente.

 

 

Ilaria

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